E passando alla pizza, quella napoletana.
Dopo anni di massiccia campagna a livello globale ha avuto il riconoscimento da parte dell’Unesco nel 2017 di “patrimonio culturale intangibile” ma la pepperoni pizza non ha nulla che possa ricordare una pizza italiana.
Di fatto “pepperoni” in inglese (con la Doppia p) non è sinonimo di peperoni in italiano (che è un frutto botanico e non una verdura), bensì si tratta di un insaccato, tipo salame, prodotto negli Usa utilizzando carne di maiale, a grana fine, dal colore rosso vivo e dal gusto leggermente piccante e affumicato.
Da sottolineare che di tutte le possibile versioni e condimenti di pizza, la pepperoni pizza incontra il gusto del 52% degli americani che la incoronano come la pizza favorita e la più popolare (e oggi disponibile pure con i “pepperoni” farciti nel cornicione della pizza a riconferma della elevata preferenza per questo tipo di pizza).
Il mercato Usa del formaggio ha generato un valore complessivo di 39 miliardi di dollari nel 2021, di cui 4 miliardi per l’americano Parmesan.
In questo mercato l’italianissimo Parmigiano Reggiano ha una significativa nicchia di valore di oltre 120 milioni di dollari (21% dell’export complessivo e primo mercato target) verso i canali target Ho.Re.Ca. e distribuzione specializzata di alta gamma, per un target di consumatore che apprezza il prodotto e ha la capacità di spesa per un prodotto italiano che costa retail oltre due volte quello prodotto nel Wisconsin.
La diatriba italiana sulla tutela dei prodotti del territorio e sull’Italian sounding risulta di difficile comprensione qui negli Usa perché manca la conoscenza della ricca varietà culinaria del belpaese e manca la comunicazione e promozione del prodotto. Inoltre, in assenza negli Usa di marchi di tutela dei prodotti americani come avviene in Italia (Dop, Igp, Igt, Doc, Docg, ecc.), non si comprende la differenza che queste sigle possono portare al singolo prodotto in termini di qualità e gusto sulla base delle singole regionalità, e questo in un mercato come quello degli Stati Uniti dove ormai la partita si gioca sulla differenza tra organic e non organic.
Quindi pensando al prodotto food italiano la prima percezione è sicuramente di qualità perchè si collega il prodotto alla ambita destinazione Italia (al quarto posto nella lista delle preferenze di viaggio Dopo Messico, Canada e UK) con le sue icone classiche rappresentative dello stile di vita e del sapersi godere la vita, oltre a tutti quegli ambiti che danno valore assoluto all’Italia spaziando dall’arte all’architettura, dalla ricchezza del patrimonio culturale alla buona cucina, legando così il prodotto alla destinazione e non al singolo territorio o regione di produzione.
Il formaggio grana piace al consumatore Usa che però per conoscere ed apprezzare le differenze qualitative tra Parmigiano Reggiano Dop (Parma, Reggio Emilia e Modena), Grana Padano Dop (32 province in 5 regioni) e Trentingrana Dop (Trento) deve essere un appassionato di cucina italiana e/o sapere come informarsi sul prodotto, quindi parliamo di una percentuale di conoscitori ristretta rispetto al target di consumatori del prodotto, con il risultato che di fronte alla varietà di scelta disponibile su uno scaffale del supermercato può risultare più facile scegliere il Parmesan piuttosto che il Parmigiano.
Ottenere le certificazioni di prodotto Fda, formulare le etichette conformi e identificare un distributore sono steps standard del percorso per l’ingresso nel mercato Usa, ma l’elemento vincente per il posizionamento nel mercato e per creare la differenza è il Marketing.