I 2 recenti anni di pandemia covid, la disruption nella supply-chain, l’invasione russa in Ukraina sono fattori che hanno fortemente contribuito a ridisegnare le mappa delle relazioni geopolitiche ed economiche a livello globale modificando le priorita' in tema di international affairs e di international trade.
Oggi la globalizzazione non e’ piu’ un fenomeno guidato solo dall’economia ma si inserisce un elemento nuovo, il rischio politico: “Freedom is more important than free trade”, ha dichiarato Jens Stoltenberg, segretario della NATO, e con questo principio si riconfigura la nuova globalizzazione sulla base di nuove relazioni tra paesi percepiti come "amici" e di nuove alleanze politiche, economiche e militari come conseguenza della complessa frattura che contrappone oggi il fronte dei paesi occidentali con il fronte della nuova alleanza russo-cinese.
Reshoring e Nearshoring
Una prima reazione, nel confronto tra le 2 principali potenze economiche, USA e Cina, e’ stata quella del Reshoring da parte delle imprese americane in Cina che hanno progressivamente sia limitato/sospeso espansione ed investimenti nel regno di mezzo che trasferito la propria capacita’ produttiva negli USA, piu’ che compensando gli iniziali costi con la proiezione di benefici di lungo periodo quali ridotto lead time, abbattimento delle tariffs doganali, miglior qualita’ del prodotto made in USA, piu’ efficace logistica distributiva.
Una seconda reazione e’ stata quella del Nearshoring, di diversificare la produzione come nel precedente modello China+1, che prevedeva di non concentrare gli investimenti solo in Cina ma di valutare soluzioni alternative in mercati dove a fronte di costi ridotti di produzione si potesse contare anche sul forte mercato interno dei consumi (come nel caso di Vietnam e Malaysia) e di considerare un modello simile denominato USA+1 dove il +1 in questo caso e’ rappresentato da 3 mercati vicini agli Stati Uniti quali Messico (che con USA e Canada fa parte dell’accordo di free trade USMCA, nuova versione del precedente NAFTA), Repubblica Dominicana e Puerto Rico (che e’ unincorporated territory degli Stati Uniti).
Nuovi confronti e nuove alleanze
La globalizzazione quindi rimane come funzione essenziale della crescita economica ma cambia la geografia e le modalita’ di sviluppo.
Oggi il nuovo scenario globale, di fatto il confine del nuovo marketplace filo-occidentale, vede un asse Atlantico guidato dagli USA con UK e Unione Europea che si rafforza non solo sotto l’alleanza militare NATO ma esteso ai paesi considerati amici e “pro-western” (che hanno applicato le sanzioni economiche alla Russia come conseguenza della guerra in Ukraina) e che include Australia, New Zealand, Japan, South Korea, Singapore e Taiwan.
La Russia svanisce come mercato di interesse per le imprese occidentali (azzerato il trade, oltre 300 aziende estere hanno sospeso ogni attivita’ nel paese, sospesi i collegamenti aerei con la Russia) e rimane solo il vincolo della dipendenza energetica, vincolo che progressivamente verra’ rimosso.
E si forgiano nuove alleanze tra blocchi di paesi accomunati da interessi e principi comuni, condivisi e condivisibili.
Il Presidente americano Biden ha lanciato IPEF (Indo-Pacific Economic Framework), a Tokyo il 23 Maggio 2022, una partnership strategica tra USA e 13 paesi che rappresentano complessivamente il 40% del PIL mondiale (7 dell'ASEAN marketplace + Australia, New Zealand, India, Japan, South Korea e Fiji).
La prima finalita’ e’ la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, riducendo la dipendenza dalla Cina, e avvalendosi delle risorse dei 7 paesi ASEAN (Brunei, Indonesia, Malaysia, Philippines, Singapore, Thailand e Vietnam), il nuovo hub manufatturiero sviluppato dal reshoring dalla mainland China e dal riposizionamento della supply-chain.
Questo consentira’ anche di ripristinare produzione e logistica efficiente secondo la strategia JIT (Just In Time) drammaticamente penalizzata dalle disruption della supply chain negli ultimi 2 anni e che portera’ al nuovo modello BDT (Best Delivery Time).