SETTEMBRE 2022





I 2 recenti anni di pandemia covid, la disruption nella supply-chain, l’invasione russa in Ukraina sono fattori che hanno fortemente contribuito a ridisegnare le mappa delle relazioni geopolitiche ed economiche a livello globale modificando le priorita' in tema di international affairs e di international trade.

Oggi la globalizzazione non e’ piu’ un fenomeno guidato solo dall’economia ma si inserisce un elemento nuovo, il rischio politico: “Freedom is more important than free trade”, ha dichiarato Jens Stoltenberg, segretario della NATO, e con questo principio si riconfigura la nuova globalizzazione sulla base di nuove relazioni tra paesi percepiti come "amici" e di nuove alleanze politiche, economiche e militari come conseguenza della complessa frattura che contrappone oggi il fronte dei paesi occidentali con il fronte della nuova alleanza russo-cinese.


Reshoring e Nearshoring

Una prima reazione, nel confronto tra le 2 principali potenze economiche, USA e Cina, e’ stata quella del Reshoring da parte delle imprese americane in Cina che hanno progressivamente sia limitato/sospeso espansione ed investimenti nel regno di mezzo che trasferito la propria capacita’ produttiva negli USA, piu’ che compensando gli iniziali costi con la proiezione di benefici di lungo periodo quali ridotto lead time, abbattimento delle tariffs doganali, miglior qualita’ del prodotto made in USA, piu’ efficace logistica distributiva.


Una seconda reazione e’ stata quella del Nearshoring, di diversificare la produzione come nel precedente modello China+1, che prevedeva di non concentrare gli investimenti solo in Cina ma di valutare soluzioni alternative in mercati dove a fronte di costi ridotti di produzione si potesse contare anche sul forte mercato interno dei consumi (come nel caso di Vietnam e Malaysia) e di considerare un modello simile denominato USA+1 dove il +1 in questo caso e’ rappresentato da 3 mercati vicini agli Stati Uniti quali Messico (che con USA e Canada fa parte dell’accordo di free trade USMCA, nuova versione del precedente NAFTA), Repubblica Dominicana e Puerto Rico (che e’ unincorporated territory degli Stati Uniti).


Nuovi confronti e nuove alleanze

La globalizzazione quindi rimane come funzione essenziale della crescita economica ma cambia la geografia e le modalita’ di sviluppo.


Oggi il nuovo scenario globale, di fatto il confine del nuovo marketplace filo-occidentale, vede un asse Atlantico guidato dagli USA con UK e Unione Europea che si rafforza non solo sotto l’alleanza militare NATO ma esteso ai paesi considerati amici e “pro-western” (che hanno applicato le sanzioni economiche alla Russia come conseguenza della guerra in Ukraina) e che include Australia, New Zealand, Japan, South Korea, Singapore e Taiwan.


La Russia svanisce come mercato di interesse per le imprese occidentali (azzerato il trade, oltre 300 aziende estere hanno sospeso ogni attivita’ nel paese, sospesi i collegamenti aerei con la Russia) e rimane solo il vincolo della dipendenza energetica, vincolo che progressivamente verra’ rimosso.


E si forgiano nuove alleanze tra blocchi di paesi accomunati da interessi e principi comuni, condivisi e condivisibili.


Il Presidente americano Biden ha lanciato IPEF (Indo-Pacific Economic Framework), a Tokyo il 23 Maggio 2022, una partnership strategica tra USA e 13 paesi che rappresentano complessivamente il 40% del PIL mondiale (7 dell'ASEAN marketplace + Australia, New Zealand, India, Japan, South Korea e Fiji).


La prima finalita’ e’ la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, riducendo la dipendenza dalla Cina, e avvalendosi delle risorse dei 7 paesi ASEAN (Brunei, Indonesia, Malaysia, Philippines, Singapore, Thailand e Vietnam), il nuovo hub manufatturiero sviluppato dal reshoring dalla mainland China e dal riposizionamento della supply-chain.


Questo consentira’ anche di ripristinare produzione e logistica efficiente secondo la strategia JIT (Just In Time) drammaticamente penalizzata dalle disruption della supply chain negli ultimi 2 anni e che portera’ al nuovo modello BDT (Best Delivery Time).





L’accordo IPEF ha come obiettivo soprattutto quello di ridefinire le regole della nuova economia globale del 21mo secolo, regole basate su 4 temi fondamentali per l’avanzamento degli standard legati al mondo del lavoro e alla sostenibilita’ dell’ambiente:


- commercio equo e resiliente e la corretta conduzione del trade tra i paesi membri


- resilienza nella supply chain (la cui funzionalita’ implica aspetti di sicurezza nazionale per i paesi che necessitanlo di superare le dipendenze di approvvigionamento)


- connettivita’ digitale, infrastrutture, energie rinnovabili e decarbonizzazione


- fiscalita’ e anticorruzione.


A differenza del mai decollato TPP (Trans Pacific Partnership), fortemente voluto dal presidente Obama e poi cassato nel 2017 dalla presidenza Trump, e che si e’ evoluto autonomamente e senza gli USA nel 2018 nell’accordo di libero scambio CPTPP (Comprehensive and Progressive Agreement for Trans Pacific Partnership) tra 11 paesi (Australia, Brunei, Canada, Chile, Japan, Malaysia, Mexico, New Zealand, Peru, Singapore e Vietnam), IPEF non prevede al momento una riduzione/liberalizzazione delle tariffs doganali ne’ e’ inteso essere un accordo di free trade.


Ma l’elemento differenziale e qualitativo di questo accordo pone le basi per regolamentare principalmente gli interessi di sicurezza degli USA e dei suoi alleati ed e’ proprio su questa base che si distingue dal RCEP, l’iniziativa di free trade voluta dalla China, centralizzato sui 10 paesi ASEAN e allargato a Giappone, Corea del Sud, Australia e New Zealand, che di fatto si basa solo sul libero scambio escludendo in toto le 4 tematiche IPEF e che di base funge da catchment area per l’espansionismo colonial cinese.


Nuovi sviluppi

Dopo IPEF, sempre il Presidente Biden ha lanciato I2U2, a Jerusalem il 14 Luglio 2022, la nuova cooperazione di investimenti e iniziative tra India, Israele, UAE e USA con la finalita’ per i 4 paesi aderenti di collaborare su tematiche quali investimenti e iniziative in campo energetico, di sicurezza sull’approvvigionamento di risorse alimentari, trasporti, spazio, salute e preservazione dell’acqua.


E con una futura possibile espansione, I2U2 Plus, a Egitto ed Arabia Saudita al fine di un bilanciamento di potere per il mantenimento di pace e sicurezza in Medio Oriente e, non secondario, rienergizzare e rivitalizzare le alleanze americane principalmente con l’India in palese ottica di contrastare l’influenza cinese in un paese che rappresenta un primario consumer market e che e’ in chiara rivalita’ con la Cina.





IPEF e I2U2 rispondono alle esigenze della nuova globalizzazione perche’ includono, finalmente, regole di condotta, il senso di responsabilita’, la realizzazione della necessita’ di contenimento di sprechi e rifiuti, l’ottimizzazione delle risorse energetiche, lo stimolo al cambiamento verso le energie rinnovabili, e l’applicazione di una politica di lunga visione prospettica nel gestire relazioni di trade e di business tra paesi alleati e partner.


Gli accordi di Free Trade rimangono in essere ma non sono piu’ una priorita’ proprio per questa nuova necessita’ di senso di responsabilita’ e di sustainability del business. Possiamo chiamare questa nuova fase come Globalizzazione Responsabile o Globalizzazione Sostenibile, oppure come definita dall’economista austriaco Karl Aiginger: “the end of fast-track globalization”.


L’occidente deve confrontarsi con le bizzarrie di una Russia con l’ambizione di ricostruire la vecchia Unione Sovietica e le mire espansionistiche di un colonialismo economico guidato dalla Cina che tentenna in bilico tra le ambizioni del piano Made in China 2025 e il rallentamento reale della sua crescita economia.


Da cui la necessita’, per le economia occidentali, di ridisegnare la global map delle alleanze e di tessere un dialogo strutturato principalmente con quei paesi “amici”, dove si rafforza l’alleanza atlantica tra USA, UK e EU, dove il focus USA e’ orientato nell’area Indo-Pacific, dove i mercati ASEAN crescono e si sviluppano, dove gli Emirati e l’Arabia Saudita disegnano nuovi modelli di urbanizzazione sostenibile e di gestione del territorio e dove l’India gioca un ruolo strategico e cruciale nel bilanciare il peso della Cina (anche se non ha ancora ben capito come farlo con efficacia).


(*) Antonio Acunzo è CEO di MTW GROUP e Chairman di ITALYUS™. MTW GROUP e’ una societa’ di advisory di international business con sede a Miami in Florida dal 2005 che offre consulenza manageriale strategica per l’Internazionalizzazione nel mercato USA integrata con servizi di Marketing Communication, Brand Marketing, Business Development e Corporate, e ITALYUS™ e’ la divisione di MTW GROUP dedicata alle aziende PMI e Mid-Market del Made-in-Italy che guardano al mercato U.S.A. per la propria crescita ed espansione attraverso piani di internazionalizzazione strutturata come Joint-Venture, M&A, FDI e Direct Export (antonio@marketingthatworks.us * www.marketingthatworks.us)