Joe Biden (2021-oggi):
Pil +2,6% – disoccupazione 3,6% – inflazione 2,9% – tasso di povertà 11,6% – reddito disponibile reale procapite $46.682
Donald Trump (2017-2021):
Pil +2,6% – disoccupazione 6,4% – inflazione 1,4% – tasso di povertà 11,9% – reddito disponibile reale procapite $48.286
Barack Obama (2009-2017):
Pil +1% – disoccupazione 4,7% – inflazione 2,5% – tasso di povertà 14% – reddito disponibile reale procapite $42.914
George W. Bush (2001-2009):
Pil -1,2% – disoccupazione 7,8% – inflazione 0 – tasso di povertà 13,2% – reddito disponibile reale procapite $37.914
Bill Clinton (1993-2001):
Pil +0,3% – disoccupazione 4,2% – inflazione 3,7% – tasso di povertà 11,3% – reddito disponibile reale procapite $34.216
Inoltre, a favore di Biden anche il fatto che la sua presidenza ha un decorso a oggi di solo 2 anni e mezzo da quando si è insediato alla Casa Bianca.
E di fatto, come ha anche sottolineato il Financial Times del 26 luglio 2023, Biden è diventato Presidente nel pieno della pandemia covid e nel picco della supply chain disruption mondiale e oggi gli Stati Uniti hanno “comfortably outperformed”, ampiamente sovraperformato e superato qualsiasi altro Paese nella ripresa, con un tasso di disoccupazione oggi che è il più basso nella storia americana degli ultimi 50 anni, una inflazione in continua discesa e una economia Usa che è oggi del 10% più forte rispetto a due anni fa.
I numeri raccontano questo successo:
13 milioni di nuovi posti di lavoro di cui 800.000 nel solo settore manufatturiero.
Oltre ad un rinnovato e forte stimolo all’imprenditoria americana che ha favorito ben 10,5 milioni di nuovi piccoli imprenditori che tra il 2021 (5,4M) e 2022 (5,1M) hanno incorporato “new small businesses”, l’equivalente di nuove micro e piccole imprese.
In questa complessità risalta poi il fatto che alcuni dei 50 stati degli Usa contribuiscono più di altri alla crescita economica del Paese e sono meglio strutturati sulla base di metriche quali lo stato di salute della finanza dello stato, la crescita dei posti di lavoro, l’evoluzione del mercato real estate, la migrazione interna di ricchezza, la migrazione interna di Corporate HQ delle grandi imprese da uno stato all’altro, dove si sviluppa la nuova imprenditorialità e dove crescono le nuove imprese.
La CNBC, network americano e leader mondiale nell’informazione del business, ha pubblicato lo scorso 13 luglio 2023 la lista dei 10 stati che guidano la crescita economica degli Usa e hanno anche la migliore performance dell’economia oltre ad avere la capacità di essere nella posizione migliore per affrontare le sfide globali, aspetto questo che influenza la decisione di molte aziende su dove trasferire la propria sede oppure creare nuove divisioni e gestire nuovo business.
Al primo posto, come migliore economia Usa, si posiziona lo stato della Florida, con una economia valutata A+, con la tripla AAA di Moody’s, una crescita del Pil del 4% e una crescita dei posti di lavoro del 4,9% che ben alimenta il flusso migratorio di lavoro specializzato dagli altri stati.
Non mi dilungo oltre sulla Florida e per approfondimenti rimando ai miei precedenti articoli pubblicati sui numeri di Luglio/Agosto (il lusso americano si è spostato in Florida), di Giugno (Investimenti diretti e M&A), di Maggio (Miami il nuovo polo globale per lo sviluppo Tech e AI).
Al secondo posto si posiziona lo stato del Texas, con una economia valutata A+, con la tripla AAA di Moody’s, una crescita del Pil del 3,4% e una crescita dei posti di lavoro del 4,8%.
Al terzo posto, lo stato del North Carolina, con rispettivamente: A, tripla AAA di Moody’s, Pil +3,2%, jobs +3,4%.
Al quarto posto, lo stato della Georgia, con rispettivamente: A-, tripla AAA di Moody’s, Pil +2,8%, jobs + 3,4%
A seguire poi, dal quinto al decimo posto troviamo gli stati di: Tennessee (#5), Utah (#6), South Carolina (#7), Idaho (#8), Indiana (#9) e Delaware (#10).
Stati tradizionalmente considerati come i motori dello sviluppo economico, e che ancora oggi giocano un ruolo importante, pagano però lo scotto di non essersi adeguati velocemente ai cambiamenti economici globali e quindi slittano nella classifica fuori dalla top ten: New York (#12 per l’economia ma #46 per la crescita di posti di lavoro), Pennsylvania (#18 per l’economia), Illinois (#33 per l’economia), California (#37 per l’economia).
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